Il senso di un fiore. Canto a tre voci
Uno spazio, tre spazi… Questi i soli segni tipografici che indicano l’inizio e la fine di questo discorrere per versi tra tre poeti – che nella realtà non si sono ancora mai incontrati – ma che si scam¬biano amabilmente pensieri e parole nel mondo della virtualità (che, se a qualcosa deve servire, a noi è sicuramente servito).
Uno spazio è quello che separa un frammento dall’altro nella se¬zione Prologo, quella in cui i poeti hanno iniziato a dirsi e a inte¬ragire sul movente della ispirazione di uno di loro sul filo della sola occasione o inseguendo un pensiero improvviso o una sem¬plice riflessione. Gli altri due aggiungevano poi nel corso delle ore del giorno. In Voci confuse si può cogliere così, in sintesi, chi siamo in queste pagine (nell’ordine: Ida, Elina, Angelo).
Tre spazi sono invece quelli che separano i giorni in cui versi o pensieri sono stati scritti, sino a giungere a un momento in cui s’è deciso di proporci nelle tre sezioni di cui il libro alla fine risulta composto: ciascuno esprimendo elementi della propria poetica, la propria struttura del verso, la propria grammatica interiore, le proprie geografie spaziali. Ne è risultato un canto a tre voci, una gradevole melodia che ruota intorno all’idea di un fiore, che null’altro è che la Poesia, che dà valore e senso alle nostre faticose e affan¬nate vite, argine sereno nei marosi del tempo. Di questo, soprattutto.
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