Non c’è prima della ricerca storica che ho l’onore di presentare un lavoro degno di questo nome. Ora si mette fine ad un’attesa, ad un bisogno non solo storico-scientifico, ma direi esistenziale, antropologico, perché è assolutamente necessario per ogni cittadino e per la comunità intera, conoscere la sto¬ria del luogo che ci ha visti bambini, che ancora abitiamo o frequentiamo sporadicamente. Inutile e superfluo indugiare sulla valenza umana dell’acquisizione consapevole della storia che una comunità ha alle sue spalle, un luogo che parla ancora attraverso i suoi resti, i segni dei monumenti, le tracce di una realtà che fu. La ricerca storica è, da questo di vista, lodevole; bisogna essere grati al gruppo di audaci ricercatori colletortesi, guidati dall’appassionato Michele Fratino, che nel corso degli ultimi anni, secondo un metodo assolutamente innovativo, quello della Public History, mediante l’uso dei social, hanno profuso impegno, tempo, energie per ricercare ostinatamente tracce antiche e restituirle ai noi contemporanei che non possiamo che restare anche stupiti per le tante cose che prima erano oscure, nascoste sotto la polvere del tempo e che ormai sono alla luce del sole
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